Mondragone Cenni Storici

In riva al mare, nell’ambito dell’attuale territorio di Mondragone, sorgeva l’antica città di Sinuessa, giusto dove l’antico basolato della via Appia s’innestava sulla Domitiana. Del suo tracciato, ricalcato sull’impianto d’un più remoto centro ausonico, si conservano i resti della cinta muraria, nonché di un acquedotto e delle terme che sfruttavano delle rinomate sorgenti minerali: le salutari “Aquae Sinuessanae” care all’imperiale corte Claudia. Attrezzature militari, darsene, magazzini e un faro sarebbero inoltre stati localizzati su tre isolotti fronteggianti il lido ed oggi sommersi a causa del bradisismo. Alla periferia orientale di Mondragone, dove dalla via Appia si diramava una strada in direzione di Forum Popilii, si può notare un interessante complesso a forma di criptoportico a tre bracci, databile al I secolo a.C. e attribuibile al pagus Sarclanus. A controllo di questa terra strategicamente posta ai confini della Campania e con il Lazio e straordinariamente fertile per coltivare la famose viti “aminee” introdottevi da coloni greci, vi era stata dedotta una colonia romana, nel 296 a. C., ben presto divenuta un vivace luogo di villeggiatura allietato da numerose ville, da templi, oltre che da un anfiteatro, di cui purtroppo nulla rimane. Da una di queste mirabili costruzioni presso il Monte Petrino proviene la splendida statua nota come la Venere di Sinuessa: un marmo di scuola ellenica del II secolo a. C., attualmente conservato presso il Museo Archeologico di Napoli. Le viti di cui si ricavava quell’ottimo “Falerno”, dagli antichi ritenuto il più pregiato vino d’Italia, erano prevalentemente ubicate sullo stesso Monte Petrino. Secondo Plinio il “Falernum” avrebbe avuto tre differenti gusti: il “Gaurano”, discretamente amaro; il “Falerno” propriamente detto, secco, il “Faustino”, denso e dolce. Come la squisita “mozzarella”, che si produce oggi a Mondragone dal latte delle bufale importate dai Longobardi dell’intraprendente Agilulfo, il Falerno odierno, anche se non è più quello osannato da Orazio, Tibullo e Marziale, rimane, nondimeno, non solo un prodotto tipicamente locale, ma anche uno dei vini più noti dell’Italia Meridionale: gustarlo è per i turisti e per i visitatori di Mondragone una buona occasione per ben conoscere il vulcanico brio di questa terra. Il nome Sinuessa scompare dalle mappe e dalle cronache del Medioevo quando i Longobardi ne sopprimeranno il vescovado, aggregandolo a quello territoriale di Capua assieme a quello territoriale di Capua con Miseno, Literno, Calazia ed Atella. L’abbandono delle campagne provocherà l’impaludamento del Garigliano, evento irreparabile per quei tempi e che, unito all’azione del bradisismo negativo, farà sì che il mare sommergerà l’antico abitato e con questo anche la Domitiana e parte dell’Appia. Rifugiatasi sulle alture contornanti la lieta cittadina romana, i superstiti abitanti si sistemarono intorno alla rocca eretta dai Longobardi, su quel monte che chiamavano “Dragonis”. Ed è così che l’antica Sinuessa si rinnova nell’operosa Mondragone, oggi tra l’altro divenuta un ideale punto di riferimento per la scoperta di un eccezionale contesto storico ed archeologico che va da Ischia all’Antro della Sibilla di Cuma e dalla Solfatara di Pozzuoli fino al Museo Campano di Capua. Il 25 aprile 2006, nel Palazzo del Quirinale, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato alla Città di Mondragone la Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Centro strategicamente importante all’indomani dell’armistizio, subì, da parte dell’aviazione tedesca, un violento bombardamento notturno che procurò la morte di sedici persone e la quasi totale distruzione dell’abitato e del patrimonio industriale ed agrario. Oggetto di spietate rappresaglie ed efferata violenza su donne da parte dell’occupante nazista, sopportava la perdita di un numero elevato di suoi concittadini, dando luminoso esempio di spirito di sacrificio, di incrollabile fermezza ed amor patrio.” Settembre - Ottobre 1943 La Città di Mondragone rende onore ai caduti dei bombardamenti, degli eccidi e delle rappresaglie e a quanti con il loro sacrificio personale hanno consentito all’Italia di avere un futuro di democrazia e libertà.

Fonti